Incontro con gli studenti 2021/22
A cura dello staff della Scuola di pace
Il progetto della “Scuola di Pace” di quest’anno per gli studenti liceali ha avuto per tema “I diritti non hanno frontiere. Da una carcerazione punitiva a una giustizia riparativa”. Educare alla pace significa, infatti, riconoscere la dignità della persona e i diritti umani fondamentali in tutti, anche in coloro che sono colpevolmente in carcere. Gli alunni saranno aiutati a riflettere su legalità e giustizia e a considerare come il nostro ordinamento giuridico preveda il recupero del reo e il suo reinserimento nel contesto sociale.
In attesa del ciclo quindicinale, rimandato causa disposizioni restrittive Covid, gli studenti hanno preso visione di due film sulla condizione carceraria “Aria ferma” di Leonardo Di Costanzo, “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani e hanno letto alcuni brani del bel libro di Gherardo Colombo “Il perdono responsabile”. Tutta questa attività è stata anche oggetto di discussione il 16 novembre 2021, via zoom, con don Franco Esposito, ex cappellano del carcere di Poggioreale e a gennaio, in presenza,
presso l’associazione “Liberi di volare”.
“Quest’anno con le ragazze e i ragazzi del Villari e del Brunelleschi che hanno partecipato al laboratorio teatrale, abbiamo esplorato il carcere come tema portante delle nostre riflessioni.
Siamo partiti da testi scritti da uomini e donne in stato di detenzione, pensieri, poesie e testimonianze.
[Per i testi letti, recitati dagli studenti vedi il Quaderno n.29 a pag.59]
Il carcere, nell’ immaginario comune o anche grazie a quello che ci raccontano in televisione è visto come un luogo che ospita persone diverse, in grado di compiere le peggiori azioni, che sarebbe meglio rinchiudere buttando la chiave. La polizia penitenziaria come persone ignobili che vessano i detenuti oltre ogni immaginazione. Notti insonni e giorni sempre uguali.
Una parte del carcere è questo probabilmente e lo hanno testimoniato anche diversi episodi accaduti, ma l’altro volto del carcere qual’è? Quello che non si racconta e che conosce solo chi in un carcere è stato anche solo una volta.
In carcere ci sono persone che hanno commesso errori a volte molto gravi ma comunque esseri umani. Oltre quelle mura non ci sono mostri con tre teste e quattro braccia ma persone come noi che, se vogliono hanno diritto ad una seconda possibilità. Nessuno può dirsi esente dal poter andare in carcere. Cosi magari per aver bevuto e fatto un incidente ti ritrovi lì e neanche te ne accorgi. Con i ragazzi abbiamo riflettuto su quale immagine avevano loro e qual’ era la realtà. Anche in base ai testi che abbiamo studiato, quello che è arrivato è stata tanta umanità e spesso un’umanità non raccontata, una comprensione che non ci si aspetterebbe di trovare in luoghi del genere.
Il denominatore comune dei testi letti è stata la voglia di riscatto, la consapevolezza di aver sbagliato, non solo per sé ma anche per chi sta a casa ad aspettare un rientro che chissà quando avverrà. Una partita di calcio persa, tanti compleanni mancati, figli di cui si perde la crescita, e momenti che non si recupereranno più.
I ragazzi si sono detti molto interessati e bendisposti a dare voce a quelle parole e il loro contributo al percorso di chi ha scritto è stato importantissimo. Il dentro e il fuori che si unisce e si comprende come esseri umani che si riconoscono e hanno compassione per l’altro. In questo percorso abbiamo affrontato molti temi tra cui quello dell’omosessualità in carcere. Anche in questo ho trovato ragazze contente di portare questo tipo di messaggio. Non bisogna vergognarsi di quello che si è ma lottare per essere se stessi sempre. Sono sicura che questo lavoro ha portato un grande arricchimento nella vita dei ragazzi che hanno partecipato e ha portato un grande arricchimento anche nella vita delle persone detenute che hanno visto il video dei loro testi letti da ragazzi giovani che potevano essere loro figli. Ognuno si è sentito meno solo, ognuno si è sentito più capito e la forza del gruppo ha sigillato il tutto. Speriamo che questo sia solo un primo passo verso una consapevolezza diversa. La consapevolezza che siamo tutti esseri umani fallibili e che a volte è solo una questione di dove nasci e di chi incontri nella vita. Queste sono occasioni per sviluppare empatia e solidarietà e ci auguriamo che le nuove generazioni possano essere nostri maestri in questo”.
Federica Palo
L’evento finale, molto partecipato, ha visto la recitazione dei brani accompagnata dalle coreografie e dai disegni degli allievi guidati da M. Giacinta Gallo e dalla musica e suggestioni musicali di Carmine Salzano.