Nobel per Riace – proposta comitato
IO STO CON RIACE
Sono numerosissime, per fortuna, le iniziative intraprese da ONG, associazioni varie e forze politiche che si stanno mobilitando per difendere quello che è senza dubbio l’esempio più noto delle possibili soluzioni del problema dell’accoglienza. Esempio assolutamente intollerabile per chi vuole fare della tragedia dei rifugiati un mezzo per aumentare il consenso popolare. Una tecnica di propaganda che ha radici lontane, ed è da sempre utilizzata per addossare a un falso obiettivo difficoltà che hanno diversa origine.
Riace dimostra che organizzare l’accoglienza non solo è eticamente indispensabile, ma è anche un mezzo per creare lavoro e per risolvere i problemi di ordine pubblico che la immigrazione può comportare. A Riace, e negli altri Comuni che stanno tentando la stessa esperienza, non esistono problemi di ordine pubblico, nonostante il paese abbia accolto un elevato numero di stranieri che in alcuni momenti si è avvicinato al numero dei residenti popolazione. A Riace si sono creati posti di lavoro sia per gli stranieri che per i residenti.
La politica messa in atto dal governo ha bisogno di dimostrare che tutto ciò non è possibile, perciò persegue con accanimento l’obiettivo di eliminare l’esperienza di Riace, come capofila di tutti quei Comuni che stanno esperimentando la stessa politica. Prima ritardando i pagamenti per i servizi resi. Riace non riceve dal 2016 i compensi che l’Europa mette a disposizione per la gestione dei migranti, a partire dall’affitto delle case (35 euro al giorno per ogni persona accolta). Per questo motivo ha accumulato un debito enorme, rispetto alla dimensione del Comune. Il Sindaco (per noi Mimmo è ancora il sindaco di Riace) non si è piegato. Con l’escamotage dei buoni stampati dal Comune e accettati dai commercianti del luogo, ha risolto, purtroppo temporaneamente, il problema della sopravvivenza dei rifugiati. I buoni saranno spendibili se e quando sarà pagato il debito che lo Stato ha con il Comune.
Per questo si è ritenuto necessario rendere innocuo Domenico Lucano, accusandolo di reati che, seppure fossero realmente stati commessi, non hanno mai, nella storia della nostra Repubblica, giustificato provvedimenti come gli arresti domiciliari o il divieto di dimora, previsto dall’art. 283 del codice penale. Articolo che prevede la possibilità della reiterazione del reato, o dell’inquinamento delle prove. Ma come potrebbero sussistere questi pericoli, visto che Mimmo è stato sospeso dalle sue funzioni? Pena oltretutto infamante, perché il confino di solito si commina per reati di mafia (sotto il fascismo per reati politici).
“Sono un sindaco povero, neanche un centesimo fuori posto” diceva il 23 agosto scorso
parlando con Roberto Saviano. Ma Mimmo Lucano, il sindaco di Riace in prima linea su quello che è diventato un fronte di guerra ovvero l’accoglienza dei migranti, era consapevole che la sua disobbedienza civile lo portava a superare i confini. “Sono un fuorilegge” rivendicava raccontando del rilascio di una carta di identità a una donna cui era stato negato per due volte il permesso di soggiorno. (dal Fatto quotidiano).
Anche la disobbedienza civile ha nobili tradizioni, le cui radici risalgono ai martiri cristiani, ed ha precedenti contemporanei, tutti accomunati dal dovere di disobbedire alle leggi ingiuste, per dirla con Lelio Basso. O per dirla con le parole di Mimmo: anche Hitler ha fatto approvare leggi ingiuste, che hanno provocato danni immensi. Forse era meglio non obbedire.
A Milano, a seguito dell’assemblea organizzata da Costituzione Beni Comuni, è stato lanciato un dibattito, sulla relazione fra solidarietà e disobbedienza civile e sulla necessità di evitare critiche alla magistratura perché non si dica che la magistratura è accettata solo quando ci dà ragione. La solidarietà non può essere contrapposta alla disobbedienza civile, perché ne è il complemento. Vedi il caso del cittadino francese incriminato perché ha offerto un panino a un rifugiato, o il caso di Lodi, dove una raccolta fondi ha permesso l’accesso alla mensa scolastica dei bambini figli di rifugiati la cui frequenza era stata resa impossibile dai provvedimenti del Sindaco.
Anche la Rete dei Comuni Solidali (Recosol) ha lanciato una raccolta fondi per sostenere il Comune di Riace, con la consapevolezza che il fallimento eventuale di quel Comune potrebbe essere seguito dalla chiusura di tutte le esperienze analoghe. Costituzione Beni Comuni, ha aderito alla proposta proveniente da più parti:
Quella di candidare per il premio Nobel per la pace il Comune di Riace.
Questo è un appello a tutti coloro che stanno perseguendo questo obiettivo, fra gli altri il Tavolo della Pace e la rivista Left. Facciamo un appello anche a quei siti Facebook che hanno lanciato una proposta simile, come “Io sto con Mimmo”, “io sto con Riace”, “Riace non solo” e naturalmente Recosol.
Certamente esistono altre realtà che si sono mosse per il medesimo obiettivo. A tutti diciamo: Facciamo rete, uniamo le nostre forze. Proponiamo come sito di collegamento “io sto con Riace” perché ci sembra che il Nobel vada assegnato alla esperienza di una comunità, piuttosto che a Mimmo, che peraltro preferisce non essere candidato.
Sono già stati contattati 9 docenti universitari, che sono fra le persone che possono suggerire nomi alla commissione che assegna il premio Nobel per la pace; sappiamo che anche la rivista Left ha contattato alcuni docenti.
E’ necessario avere il massimo numero di proponenti, possibilmente anche di altre nazioni, per rendere la proposta di candidatura una proposta europea.
La nostra infatti non è una battaglia in difesa di un piccolo Comune, ma un impegno per la solidarietà civile e per l’accoglienza, e una affermazione da ribadire con forza: LA DISOBBEDIENZA CIVILE NON E’ SOLO UN DIRITTO, MA E’ UN DOVERE QUANDO LA LEGGE E’ INGIUSTA.
Siccome non tutti possono proporre nomi, di seguito abbiamo inserito alcune note per consentire la partecipazione alla nostra proposta.
Istruzioni per l’uso.
Non tutti possono proporre una Nomination per il Nobel per la pace. Bisogna appartenere ad una delle seguenti categorie:
Membri di assemblee e governi nazionali e capi di stato
Membri della corte di giustizia internazionale
Membri dell’Istituto internazionale di diritto
Professori universitari, professori emeriti e professori associati di storia, scienze sociali, legge, filosofia, teologia, e religione; rettori di università e direttori di università; dorettori di istituti di ricerche sulla pace e sulla politica internazionale
Persone o organizzazioni insignite con il Premi Nobel
Persone del comitato norvegese per il Nobel
Adviser del comitato norvegese per il Nobel
Conviene quindi concentrarsi sulle categorie più raggiungibili, cioè cattedratici e parlamentari.
Il comitato Norvegese che assegna il Nobel ha specificato che non gradisce ricevere le proposte da molti singoli individui. Perciò si dovrà scegliere la persona, fra quelle che aderiranno, che farà materialmente la proposta. Al form si allegherà un PDF con le adesioni di coloro che sono autorizzati a indicare candidati, cosicche’ sarà inviata un’unica proposta, ma con moltissimi aderenti. Ciascun aderente deve inviare all’indirizzo che concorderemo il proprio nome e cognome, qualifica ( ad esempio Pinco Pallino,professore associato in Sociologia ) e firma scannerizzata.
Questo è il link dell’application Form per il nobel per la pace:
https://www.nobelpeaceprize.org/Nomination/Nominator-application-form