Pensando e pregando per Arturo
Pensando e pregando per Arturo
Lettera di Massimo Aprile e Anna Maffei su “La Repubblica” /Napoli dell’11 gennaio 2018 rubrica CommentiLettera di Massimo
Quando accadono cose come l’agguato violento ad un giovane studente nel pieno centro di una città, a molti di quelli che vivono a Napoli viene voglia di andarsene e a quelli che vivono lontano, di non tornarvi più.
E’ sbagliato dire che è stata una violenza ai soli fini di crudeltà. Se così fosse si tratterebbe semplicemente di menti malate e di atti sconsiderati di adolescenti alla sbando.
Ma non è così. Qui la violenza serve ad accreditarsi per prepararsi la strada alla carriera delinquenziale.
Ecco perché la cosa deve inquietare ancora di più. Non è espressione di una mancanza di valori ma di un dis-valore per il quale ritieni che con la violenza e in nessun altro modo, puoi diventare qualcuno, puoi far soldi, puoi essere rispettato. Ricordo che via Foria è anche stata sede in una stagione di efferata violenza del Movimento Sociale Italiano (Assassinio di Iolanda Palladino del 17 giugno del 1975).
Superato a fatica lo sgomento, l’indignazione e la tentazione di andarsene via, ci si deve domandare cosa fare. Ognuno dovrebbe chiederselo nel proprio ambito, e formulare progetti, iniziative, assumere impegni: non credo che esista modo migliore di reagire. Ma ci vorrebbe anche un paziente lavoro di tessitura ecumenica, per fare in modo che gli sforzi di tutti costituiscano una rete identificabile, riconoscibile e incisiva nel quartiere e nella città.
In Via Foria, dove si è consumato questo terribile oltraggio a danno di Arturo che sarebbe potuto sfociare nella sua uccisione, ci sono anche i locali della Chiesa Battista (al numero 93), dove ci onoriamo di essere stati pastori per 13 anni circa. Sono stati anni intensi, ma anche costellati da vicende terribili simili a quella avvenuta qualche giorno fa. Come quella che colpì la giovane Annalisa Durante uccisa il 27 marzo 2004 da un proiettile che “per sbaglio” le attraversò l’occhio e il cervello. Aveva 14 anni. Organizzammo un volantinaggio e la distribuzione di Vangeli che chiedemmo agli esercenti della zona di tenere sul bancone del loro negozio come segno di resistenza nonviolenta alla camorra. Poi ricordiamo l’amicizia e le visite al culto domenicale di Nunzio Giuliano, dissociatosi dalla violenza camorristica della sua famiglia, poi ucciso, nel marzo del 2005.
A metà novembre del mese scorso io, Massimo, mi sono trovato nel quartiere di Foria per motivi legati alla nascita di tre nipotine gemelle. Nostro figlio e nostra nuora abitano proprio a ridosso della storica strada. E così, nell’unica sera libera sono riuscito a passare per la chiesa.
E’ sempre una emozione, ogni volta è un tuffo in ricordi, lotte e momenti indimenticabili.
Mi sono recato di lunedì, verso le 18. Sono rimasto colpito. Al centro della settimana una chiesa piena di giovani. Ogni stanza, ogni locale, perfino quelli meno comodi abitati da diverse classi di ragazzi extracomunitari che frequentano la Scuola di Italiano per immigrati organizzata dalla Associazione “Scuola di Pace”. E’ una bellissima iniziativa di base a carattere ecumenico tra cattolici ed evangelici, che con perseveranza ed entusiasmo ha ormai luogo da molti anni. Tra le cose belle, annoto il fatto che per questa scuola, i volontari hanno perfino scritto un testo didattico contestualizzato nel quartiere e nella città.
Lo sgomento per quanto accaduto ad Arturo può indurre alla resa, alla fuga, alla paura. In queste circostanze allora è ancora più importante concentrarsi su “un pensiero felice”, un impegno propositivo.
La Chiesa Battista di Via Foria, la sua splendida corale “Euforia”, l’impegno dei tanti volontari della Scuola di Pace, sono un segno di vita, di speranza per tutta la città.
Il nostro pensiero e il nostro augurio sono innanzitutto per Arturo. Devi farcela. Qui in via Foria, stai certo, ci sono della persone che pregano per te.
Buon anno 2018, guagliu’!
Massimo Aprile e Anna Maffei, attualmente pastori a Milano.