Svegliamoci e…
Svegliamoci e prendiamo posizione
I nazisti tramite leggi e altre norme e disposizioni, avevano organizzato un sistema di discriminazione, separazione, detenzione, violenza e sterminio per diversi gruppi di popolazione ritenuti estranei e pericolosi (ebrei, zingari, omosessuali ecc.). Le vittime e i testimoni di questa tragedia hanno con forza puntato l’attenzione sulla “normalità” con la quale essa si produceva e sull’indifferenza dei più (delle “persone per bene”): “Sui vostri monumenti alla Shoah non scrivete violenza, razzismo, dittatura e altre parole ovvie, scrivete ‘indifferenza’: perché nei giorni in cui ci rastrellarono, più che la violenza delle SS e dei loro aguzzini fascisti, furono le finestre socchiuse del quartiere, i silenzi di chi avrebbe potuto gridare anziché origliare dalle porte, a ucciderci prima del campo di sterminio” (L. Segre).
Ma alzare la voce allora poteva costare caro, anche la vita, e questa può anche essere una scusante. Ma i tanti che appoggiavano questi provvedimenti? E i tantissimi che li tolleravano perché Hitler (o Mussolini) “sta facendo tante cose buone” o “sempre meglio degli altri!”?
Per questo serve il “Giorno della memoria”, per comprendere come è potuta succedere una simile tragedia e impedire che avvenga ancora.
Mentre si tenevano le migliaia celebrazioni di questa ricorrenza, il nostro Governo definiva gli ultimi dettagli dell’accordo con il leader libico Al Serraj per fare in modo che i migranti siano fermati in Libia e gestiti dalle autorità libiche. Che significa “gestiti dalle autorità libiche”? La Libia attualmente è un “Paese che non esiste”[1], travagliato da una guerra civile, con due governi, due parlamenti, un gran numero di gruppi politico-militari, oltre un milione di persone che sono fuggite in Tunisia e circa mezzo milione di profughi interni (libici che sono fuggiti in altre zone del Paese).
Amnesty e ONU hanno più volte denunciato il mancato rispetto dei diritti umani[2]. In particolare esistono numerosissime testimonianze e prove delle molte violenze che subiscono i migranti non libici che attraversano questo Paese per cerca di raggiungere l’Italia. Riportiamo alcune testimonianze di violenze, pubblicate sul rapporto di Amnesty, violenze perpetrate dalle “autorità libiche”:
“I cristiani li odiano. Se scoprono una croce o un tatuaggio religioso, ti picchiano ancora di più”.
“Mi hanno picchiato e preso i soldi. Prendono un cavo elettrico e ti frustano”.
“Se dicevamo che avevamo fame, le guardie venivano a picchiarci. Ci costringevano a stare a pancia in giù e ci picchiavano coi tubi di gomma. Una volta hanno sparato a un detenuto del Ciad, senza alcun motivo. Lo hanno portato in ospedale, poi di nuovo in cella ed è morto”.
“Quando dicevo che avevo fame, si mettevano a urlare. Mi hanno fatto bere acqua mescolata a petrolio o col sale dentro, solo per punirmi”
“Gli ufficiali hanno picchiato a morte una donna incinta”.
La missione ONU in Libia (UNSMIL) ha denunciato che i migranti sono sottoposti a torture, pestaggi e costretti al lavoro forzato[3]. Famigerato è il campo di Al-Nasr del Dipartimento per il Contrasto dell’Immigrazione Illegale (ente del Governo con cui l’Italia ha stipulato l’accordo). Un tentativo di fuga, ad aprile 2016, è stato represso sparando sugli immigrati e causando 4 morti e 20 feriti.
Le persone che sono detenute in questi campi non hanno commesso alcun reato: sono solo persone che sono fuggite dal loro Paese per cercare di giungere in Europa. Persone che hanno fatto quello che ognuno di noi farebbe nella loro situazione.
La maggioranza dei migranti sbarcati in Sicilia sono della Nigeria, un Paese dove le vittime di attentati e violenze politiche sono state 10.933 nel solo 2015. Segue l’Eritrea, tormentata da una dura dittatura, dove “Ufficiali governativi hanno compiuto crimini contro l’umanità, all’interno di una campagna di violazioni diffuse e sistematiche contro la popolazione civile del paese”. Al terzo posto vi sono i migranti del Gambia, Paese in cui la tortura è “prevalente e abituale” e che prevede l’ergastolo per chi pratica l’omosessualità. E ancora dal Senegal, nazione dove vige una “limitata libertà”, “eccessivo uso della forza da parte della polizia”, e una “endemica impunità per le violazioni dei diritti umani compiute dalle forze di sicurezza”[4].
Insomma la gran parte delle persone che attraversano la Libia per raggiungere l’Italia sono persone che fuggono da Paesi dove non si rispettano i diritti umani. E noi, invece di accoglierli come prescrive la convenzione di Ginevra (mai firmata dalla Libia) e la nostra Costituzione (“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”), li terremo chiusi in Libia, un enorme campo di concentramento dove questi innocenti, verranno angariati, violentati, stuprati, uccisi.
Forse la nostra colpa è meno grave perché questo campo di concentramento non è sul nostro territorio e il lavoro sporco lo fanno i libici? Perché la maggioranza degli italiani non alza la voce contro questa vergogna, contro il ripresentarsi di “un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese” e di eventi così simili a quelli di cui abbiamo fatto memoria il 27 gennaio? Eppure oggi alzare la voce non comporta alcun rischio. Forse condanniamo i lager nazisti ma siamo favorevoli al lager libico (e a quello turco) perché ci illudiamo che “risolva alla radice il problema degli immigrati”? O forse siamo anche contrari, ma “che ci possiamo fare?” o “meglio questo Governo di un altro” o “non abbiamo le risorse per accogliere dignitosamente queste persone”?
Ha ragione Papa Francesco che, parlando ai rappresentanti dei movimenti popolari, ha detto: “Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi è in grado di riconoscere immediatamente la ‘bancarotta dell’umanità’! Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarle, ma quando avviene questa ‘bancarotta dell’umanità’, non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto! E così il Mediterraneo è diventato un cimitero e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente”.
Possibile che ad alzare la voce siano solo le Chiese, Sinistra e Libertà (gli altri partiti presenti in Parlamento hanno applaudito o sono stati in silenzio), qualche politico (Manconi, Bonino, Civati …) e qualche forza politica non presente in Parlamento, nonché le associazioni e gli enti che si interessano di diritti umani.
Forse non basta il “Giorno della memoria”, c’è bisogno di svegliarci, di guardare senza infingimenti la realtà, di tornare ad essere umani, di alzare la voce, di prendere posizione, di far capire che se fanno così per prendere qualche voto in più sicuramente perderanno il nostro.
Associazione Marco Mascagna: messaggio 5 del 8 febbraio 2017