Il 2 ottobre è la giornata
Una meditazione breve
Per iniziativa dell’Onu il 2 ottobre, anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, e’ stato dichiarato “Giornata internazionale della nonviolenza”.
In questo giorno ogni persona, ogni associazione, ogni istituzione e’ invitata a promuovere iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza, di azione, ispirate alla nonviolenza gandhiana.
La nonviolenza non e’ affatto una mera astensione dal commettere violenze, essa e’ molto di piu’: e’ la lotta concreta e coerente, nitida e intransigente, contro tutte le violenze.
La nonviolenza e’ l’inveramento del principio che fonda la civilta’ umana: la responsabilita’, la solidarieta’, l’impegno per il bene comune; il fermo ristare nella coscienza che il primo diritto e’ il diritto alla vita, e quindi il primo dovere e’ il dovere di rispettare, sostenere, salvare le vite.
La nonviolenza e’ la consapevolezza che solo facendo il bene si contrasta il male.
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Ma erra chi crede che la nonviolenza sia cosa ingenua e banale; essa invece e’ complessa e pluridimensionale, in ricerca e creativa, all’ascolto e sperimentale, scienza e sapienza; la nonviolenza e’ un insieme di insiemi.
Lungi dall’essere un mero catalogo di tecniche essa e’ innanzitutto un appello: l’appello alla tua dignita’ di essere umano tra esseri umani, l’appello alla tua responsabilita’ per gli altri – le altre persone, l’umanita’ che e’ una e plurale, il mondo vivente.
E lungi dall’essere un’ideologia essa e’ componibile con diverse visioni del mondo: si potrebbe anzi dire che essa e’ implicata – e invocata – da tutte le grandi tradizioni di pensiero e di azione dell’umanita’.
Ci piace dire che la nonviolenza e’ innanzitutto una guida per l’azione, ma anche un criterio di valutazione; che essa e’ fallibilista e contestuale, relazionale e sperimentale, dialettica e dialogica, nutrita del principio speranza come del principio disperazione come del principio responsabilita’. Nutrita di tutto il grande pensiero del Novecento: da Rosa Luxemburg a Virginia Woolf, da Simone Weil a Hannah Arendt, da Franca Ongaro Basaglia a Wangari Maathai. Ma nutrita altresi’ di tutte le grandi esperienze storiche di pace e di solidarieta’, di resistenza all’inumano e di costruzione della convivenza nel corso dell’intera storia dell’umanita’.
Come ha scritto Giuliano Pontara essa e’ l’antibarbarie, ovvero l’antifascismo pienamente autocosciente. Come ha scritto Martin Luther King essa e’ la forza dell’amore. Come ha scritto Albert Schweitzer essa e’ il rispetto per la vita.
Da Lev Tolstoj a Mohandas Gandhi, da Germaine Tillion alle Madri di plaza de Mayo, da Edith Stein a Etty Hillesum, da Aldo Capitini a Danilo Dolci, da Emmanuel Levinas a Nelson Mandela, da Assia Djebar a Laura Conti, da Ginetta Sagan a Luce Fabbri, dai martiri della Resistenza al movimento femminista, la nonviolenza e’ la civilta’ umana in cammino, l’etica fondamentale e la politica prima.
Insieme di insiemi, all’ascolto e alla scuola dell’epistemologia e dell’antropologia contemporanee ed incessantemente rimeditando le vicende storiche, la nonviolenza e’ un insieme di criteri assiologici, un insieme di strumenti ermeneutici, un insieme di tecniche deliberative, un insieme di tecniche operative, una metodologia di trasformazione positiva delle relazioni, un progetto-processo di cambiamento sociale e culturale. Essa richiede studio e testimonianza, conoscenza e verifica, nel circolo virtuoso tra teoria e prassi, tra pensiero ed azione. S’illude chi crede che la scelta della nonviolenza sia cosa semplice ed irriflessa; al contrario essa richiede un impegno arduo e tenace. S’illude chi crede che la scelta della nonviolenza occulti od eluda le aporie e i conflitti; al contrario essa e’ eminentemente scienza del conflitto (e promozione del conflitto ove regna ingiustizia), disvelamento di cio’ che e’ celato, affrontamento delle aporie, coscienza dei limiti; e pertanto ricerca e proposta e discussione e adozione di risoluzioni possibili, condivise e adeguate ai problemi presenti con sguardo lungimirante e prudenza che sa che ogni azione ha molti effetti, e che anche ogni omissione e’ un’azione, e mai la rassegnazione a un male puo’ essere una buona cosa, e insieme sempre vale il principio che “in dubio, contra projectum”.
La nonviolenza e’ vasto e complesso un insieme di insiemi, ma innanzitutto e’ lotta contro la violenza, aiuto alle vittime, innocenza che agisce, opposizione attiva alle menzogne e alle iniquita’, impegno a salvare le vite.
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Il 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza non e’ quindi un giorno di astratta e distratta celebrazione intrisa di vacua ed inerte retorica; ma il giorno in cui meditiamo sul nostro comune diritto a una vita degna e buona, consapevole e solidale, riconosciuta e riconoscente; e sui nostri comuni doveri: a rispettare e aiutare ogni altra persona e la biosfera tutta, a preservare e condividere i beni comuni.
In un mondo sempre piu’ minacciato dalla guerra onnicida e dal terrorismo dei potenti e dei miseri loro imitatori, dal razzismo e dallo schiavismo, da un sistema di potere e un modello di sviluppo che tutto divora, dal maschilismo che tutto distrugge ed e’ prima radice e primo paradigma di ogni violenza, solo la nonviolenza si oppone alla violenza in modo adeguato, solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’ dalla catastrofe.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e’ una sola umanita’.
Salvare le vite e’ il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
La nonviolenza e’ in cammino.
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”
Viterbo, 30 settembre 2016
Mittente: “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com, centropaceviterbo@outlook.it