Una Canzone di Pace 2005
Vorrei fare pace con il mondo
di Franco Maiello
La Scuola di Pace è una associazione fondata e guidata da un medico, Corrado Maffia, la cui dedizione ad ogni forma di pacifismo si riscontra attraverso varie iniziative, tutte di grande spessore storico e culturale. Maffia svolge la sua “missione” soprattutto nell’area nord di Napoli, ma anche nel centro storico, dove ogni anno, presso la Chiesa Battista di via Foria propone lezioni di alto livello su temi di carattere etico o religiosi.
Da diversi anni organizza una gara canora sul tema della Pace.
Il 27 maggio 2005 si tenne a Scampia, questa gara canora, dal titolo “Una canzone di Pace”, che risultò una delle più belle manifestazioni di questi ultimi tempi, e non sembri una esagerazione. Certamente una manifestazione genuina e non sofisticata. Lo spettacolo fu organizzato presso l’auditorium dell’Istituto G.Ferraris. Era la quinta rassegna del genere. Le prime quattro si erano svolte al teatro Totò, a Foria. Così, grazie alla disponibilità della sala, che fu chiaramente gratuita, fu possibile destinare il ricavato delle offerte spontanee degli spettatori alla costruenda scuola di Jabotao, a Recife, nel nord est del Brasile. Voglio solo accennare a un episodio, a proposito di questa scuola: era il 27 settembre del 2002. Amici di alcune associazioni di Scampia ebbero un incontro con Tereza Borba, avvocato del nord est del Brasile, in viaggio in Italia per conto del Servizio Giustizia e Pace del suo Paese. Nacque l’idea di raccogliere fondi per poter “offrire” aule scolastiche ai bambini di Jabotao, che erano stati “sfrattati” dal loro modestissimo locale. La raccolta di fondi è continuata in tutte le occasioni, per oltre cinque anni, e l’anno scorso la somma è stata consegnata ai responsabili della costruenda scuola, da Marcella D’Aponte e Ciro Calabrese. Quella sera, ci disse Tereza, riferendosi alle altre città visitate (Verona, Padova, Pisa, Firenze): “questa è un’altra Italia”, e si riferiva al “calore” col quale era stata accolta e all’interesse verso il sociale dimostrato da tutti noi. Tornando alla manifestazione canora: gli otto gruppi musicali che presero parte alla gara per la più bella canzone, formati per lo più da studenti, diedero dimostrazione di alta qualità artistica e di notevole sensibilità al tema della pace. Non è certo difficile menzionarli tutti ed è giusto che di ciascuno di essi vengano evidenziate le caratteristiche particolari.
“Terra e Scampia”, il gruppo curato dall’associazione “Obiettivo uomo” aveva presentato “Creature” e, in un testo breve, i giovani interpreti evidenziavano l’anelito che è in tutti noi: “Guerra, vattenne ‘a ‘cca… pecché e creature vonn’ a libertà”. Il gruppo di Pasquale Oliviero ci portò poeticamente a “cantare insieme agli uccelli, quando diventeremo nuvole ma senza polvere da sparo, liberi di fare gocciolare piogge di vita…” Luca Iavarone e “gli attaccapanni” presentarono “I miei sogni nell’armadio”, canzone che ebbe la menzione per il miglior testo. Presso il Centro “Gatta blu”, che opera nel nostro quartiere in favore delle persone con difficoltà psichiche, si era preparato il gruppo che presentò la canzone “Che siano gialli, rossi, verdi…oppure neri” il cui testo inizia con “Vorrei fare la pace con il mondo” e continua con altri versi semplici e toccanti, in un momento così difficile come quello di quei giorni. Lucrezia Von Berger una ragazza toscana appassionata e sensibile al tema della pace con la sua bella voce partecipava alla manifestazione già da qualche anno. Gli Streveria, per la canzone “Porto” realizzarono un arrangiamento di grande professionalità. Furono perciò premiati per il migliore arrangiamento. La dolcezza del testo …”Cancelleremo i segni delle inutili guerre, insegneremo al mondo il dono dell’amore…”; la piacevolezza della musica, l’età dei componenti il gruppo della scuola media Puccini di Arpino-Casoria, furono molto applauditi. Infine: il Laboratorio di composizione e scrittura musicale del Galileo Ferraris aveva presentato : “Solo tu”, con esplicito riferimento ai “rioni infami” dove i “guaglioni cercano “’o bbene p’avè n’atu dimane…” La canzone venne premiata. Ma ci sarebbero voluti otto primi premi, perché tutte molto belle, senza eccezione alcuna. Lo spettacolo, come negli anni passati, fu arricchito da alcuni gruppi non partecipanti alla gara. Sopra tutti si distinse l’orchestra di campane di Foria, diretta dal maestro Carlo Lella: un vero spettacolo nello spettacolo. Anche i “Finti Illimani” offrirono una magnifica prova della loro esperienza musicale che ormai non ha nulla più da invidiare ai “veri” Illimani. Gli interventi di Peppe Lanzetta e Gaetano Di Vaio furono attentamente seguiti. Gli A67, invece, furono traditi dalla moderna tecnologia: il proiettore non volle accettare un loro prezioso video. Il gruppo, però, dette il proprio contributo alla serata avendo fatto parte della giuria. Infine: tre giovani del Burkina Faso, con i loro strumenti a percussione, intrattennero piacevolmente il pubblico, in varie fasi della manifestazione.
Relativamente al tema della Pace mi piace ricordare il pensiero del missionario Kizito Sesana: “Uno slogan indovinato afferma che un nuovo mondo è possibile… Ogni grande movimento produce teorie, libri, dibattiti, marce, o che altro… I movimenti per la pace creano poesia… Noi cambiamo il mondo con gesti grandi e piccoli. Tendendo la mano ad un amico, scavando un pozzo, curando un malato… I nostri gesti, il nostro lavoro, va al di là della pura materialità. Quando sono posti consciamente cambiano il significato della nostra vita, personale e del mondo che ci circonda”. La Scuola di Pace, con la manifestazione, portava i giovani a trattare, con serietà e passione, di un tema che spesso sfugge alla loro attenzione: E i giovani, come ossessivamente ripeteva la canzone dei ragazzi della “Puccini”, sono gli uomini di domani.
E sempre a proposito della Pace non si può non riportare almeno uno dei tanti pensieri di Padre Ernesto Balducci, quello delle “due città”: “Di tanto in tanto sono passati tra di noi uomini che ci sembravano quasi stranieri, tanto diversi dalla nostra tribù erano nel linguaggio e nelle opere. Essi prefiguravano l’uomo che attendo, anzi che è già in me, dentro l’ involucro dell’ uomo vecchio – e dice una cosa molto bella, molto da condividere – . Mentre abito la città presente, con i suoi miti, i suoi dogmi, le sue divisioni, insomma la sua ferocia velata di cultura e di religione, già abito, per una specie di doppia appartenenza, la città planetaria in cui, divenuto inutile il tempio, ogni uomo ama spartire, come Melchisedech e Abramo, il pane e il vino. Non ci sono armi nella città in cui già vivo con una parte di me”. Perché i giovani, gli uomini di domani, quelli che vorrebbero cantare insieme agli uccelli, quelli i cui sogni non riescono ad entrare nell’armadio, quei giovani che vogliono assolutamente fare la pace con il mondo, pur non conoscendo, forse, il grande messaggio di Ernesto Balducci, certamente preferirebbero alla città della ferocia quella della solidarietà, la città planetaria, la città della pace, appunto.
Corrado Maffia, ebbe la bella idea di trasferire nel nostro quartiere una così interessante manifestazione, in cui i giovani furono dei nobili protagonisti, e la loro partecipazione soddisfacente, disciplinata e spesso entusiasta. Ed era certamente ciò che più contava.